giovedì 14 ottobre 2010

Racalmuto: "Il paese del dott. Salvatore Sardo".

Ieri si è svolta la seduta del consiglio comunale di Racalmuto, un consiglio che arriva dopo i fatti di cronaca giudiziaria, che in questi giorni riempiono le pagine dei quotidiani regionali e nazionali.
Il consiglio comunale è diviso in due: da una parte dieci consiglieri pronti a votare la sfiducia al sindaco, dall’altra dieci consiglieri che non voteranno, per nulla al mondo la sfiducia. Tra i consiglieri che non voteranno la sfiducia il dott. Salvatore Sardo del Partito Democratico. Non è una novità. Lo sapevamo. Proprio in questi giorni l’assessore anziano Morgante del PD indicato dallo stesso Sardo, in assenza del sindaco, ha nominato i componenti del consiglio di amministrazione dell’ASI, su tre componenti due fanno riferimento al PD.
Il PD mentre c’è da spartire non va.
Adesso si aspettano i fondi ANAS, una valigetta di soldi che porterà, probabilmente, anche voti. I voti sono voti. Costi quel che costi. In tempo di crisi si è disposti a tutto, pronti a perdere anche la faccia. A giorni sarà nominato, dopo mesi di assenza, il vicesindaco perché il sindaco, si presume, è occupato in altre vicende extracomunali.
Si dice pure che l’assessore Franca Todaro del Partito Democratico ha avanzato la proposta di dimettersi dall’incarico ma è stata subito bloccata, per non sfaldare la compattezza del gruppo che sostiene il sindaco in un momento di traffico giudiziario.
Da tutto questo emerge un Partito Democratico che si fa forte non su gli ideali ma sulle debolezze altrui.
La storia si ripete.
La difesa politica ha un prezzo.
Per stare insieme c'è un perché.
Il Partito Democratico in questo momento tiene i dieci consiglieri comunali, il sindaco e tutti gli assessori sotto ricatto politico. O tutto a noi oppure si va a casa!
Nessun ragionamento diverso, tutto legato ai privilegi della cricca.
Che schifo !
Svendere i propri ideali di legalità, moralità e di giustizia per un pugno di voti. Nella vita c’è ben altro caro dott. Sardo: a che serve essere consigliere comunale da trent’anni senza aver fatto nulla di buono al paese e vivere sempre all’ombra di chi passa. Le poltrone (ricorda) non fanno gli uomini.



Sergio Scimè